I nuovi eroi ai tempi del covid19. L’Italia riscopre che fare quello per cui si è pagati non è un dovere ma un atto di eroismo.

Mi ha colpito una frase di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera di oggi. Cazzullo, infatti, risponde ad un lettore che si dimostra titubante sul fatto che il Capo dello Stato abbia conferito il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana a Gennaro Arma (capitano della Diamond Princess). La motivazione di fatto è semplice: il non aver abbandonato la nave durante quei giorni in cui equipaggio e passeggeri non potevano lasciare l’imbarcazione. E il giornalista riporta le parole che una volta l’ex sindaco di Bologna Guazzaloca gli rivolse; ossia il vizio di chiamare eroi chi fa il proprio dovere. 

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In questi giorni circola sui social un’immagine che vuole essere emozionale, quella di un Presidente del Consiglio, seduto ad un tavolo, da solo, durante una probabile video conferenza. E tutti a rimarcare quanto sia bravo e ammirevole il fatto che da solo decida la sorte di 60 milioni di italiani. Trovo tutto ciò estremamente offensivo, almeno per tre ragioni. 

La prima: dire che il Presidente del Consiglio sia solo, vuol dire non considerare tutti gli uomini dello Stato che con spirito di sacrificio tutelano e salvaguardano la Repubblica, ogni giorno, sempre. Sono uomini di Stato i netturbini che garantiscono la pulizia delle nostre città ed evitano il diffondersi del colera. Sono uomini di Stato tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine. Sono uomini di Stato gli uomini e le donne dei ministeri, degli ospedali, delle scuole e di tutto quello che, semplicemente, si può definire Stato. Ricordando che lo Stato siamo noi. 

Tutti quelli che dunque affermano che il Presidente del Consiglio sia solo, magari sono gli stessi che al referendum sulla riduzione del numero di parlamentari andranno a votare sì, proprio perché pensano che tra gli apparati dello Stato ci sia troppa gente. Allora anche voi, chiaritevi le idee. Siamo in troppi o no? Se siamo in troppi allora il Presidente del Consiglio non è da solo. 

La seconda ragione riguarda il fatto che non siamo in dittatura ma in democrazia. In democrazia non decide solo uno. Cito soltanto l’apparato della Protezione Civile, dell’Istituto Superiore di Sanità e il ruolo dei Governatori regionali e dei sindaci. 

La terza ragione è di carattere materiale ed è molto più pragmatica. Viviamo in un emergenza coronavirus, ma non è una guerra, la Treccani infatti fornisce varie accezioni a questo termine tra cui: «[…] nel diritto internazionale è definita come una situazione giuridica in cui ciascuno degli stati belligeranti può […] esercitare la violenza contro il territorio […] dell’altro stato». Stiamo forse attaccando, o siamo attaccati, in maniera militare da un altro stato? No. Allora non siamo in guerra, e le parole sono importanti. Non essendo in guerra, dunque, vuol dire tra le altre cose che se stiamo a casa non rischiamo di essere bombardati e morire sepolti dalle macerie, né di affrontare periodi di carestia. Pertanto, malgrado le limitazioni, dovremmo essere ancora in grado di esprimere in maniera coerente il nostro pensiero, in quanto la nostra capacità di ragionare non dovrebbe essere stata intaccata da eventi traumatici e disastrosi quali appunto una guerra, anche se questa emergenza è di fatto un evento impattante. Per me dunque un Presidente del Consiglio che fa quello per cui è pagato, ed un capitano di una nave da crociera che fa quello che gli viene imposto dal diritto, ossia non abbandonare la nave, non sono degli eroi ma persone che fanno il loro dovere. Ed è proprio questo il punto. Noi italiani talvolta non siamo abituati a fare il nostro dovere. 

Gli insegnanti non fanno il loro dovere quando si “lavano le mani” dalla loro responsabilità di educatori assegnando una “montagna” di compiti per le vacanze ai loro alunni. Io non ho mai fatto i compiti delle vacanze, mai. Eppure, ho conseguito la maturità classica con 96 su 100 e mi sono laureato in Relazioni Internazionali con 110 e lode alla Sapienza Università di Roma. Il mio percorso di studi non è stato minato dal fatto che da bambino, in estate, giocavo con gli altri bambini ed in inverno, invece, andavo a scuola e studiavo. Cosi molti altri. Allora cari insegnanti, il vostro dovere non è di assegnare i compiti a casa, il vostro dovere è quella di creare la classe dirigente del futuro, attraverso lo stimolo a sviluppare un pensiero critico e a fornire gli strumenti a discernere ciò che è vero da ciò che è fake news. Ecco che quando un’insegnante fa ciò, viene considerato un eroe. Mi dispiace ma non lo è, sta facendo semplicemente il suo lavoro. 

Non sono eroi neanche i sanitari che ogni mattina vanno in ospedale a prendersi cura dei malati. Sono pagati per questo, e lavorano in ospedale, luoghi dove ci sono i malati. Quindi cosa c’è di strano? La cosa strana è proprio questa, che fanno il loro lavoro. D'altronde siamo abituati a sanitari assenteisti e ai cosiddetti furbetti dei cartellini. Sono eroi, invece, gli operai metalmeccanici? Si lo sono. Lo sono perché il loro dovere è quello di recarsi sul posto di lavoro ma hanno anche il diritto a svolgere le loro mansioni in ambienti sicuri. Chiunque abbia mai visto una fabbrica dal vivo sa che è difficilissimo attuare la distanza di sicurezza e tutte le misure che il Governo impone. Sono eroi perché non hanno voce. Perché i sindacati in questo paese non esistono e sono, come si sarebbe detto negli anni ’70, “al soldo del padrone”. Suona tutto cosi di sinistra, ma non è una questione politica, ma di buon senso. E quello che ci manca oggi è proprio il buon senso. 

La Germania post Seconda guerra mondiale è riuscita a guadagnarsi il titolo di "locomotiva d’Europa" per la sua capacità a ricominciare dalle macerie e noi, dopo quasi 160 anni dall’Unità d’Italia non siamo riusciti a colmare il divario Nord-Sud. Dopo quasi 160 anni ci definiamo ancora “terroni” o “polentoni”, la sanità al Sud è degna da paesi come lo Zimbabwe, ed il tasso di analfabetismo funzionale nel “profondo Nord” è semplicemente imbarazzante. I giovani scappano da questo paese, e questo prima ancora dell’emergenza coronavirus. Fermare il paese per qualche settimana attraverso la chiusura delle fabbriche per tutelare gli operai non sarà la causa primaria di un’eventuale crisi economica. La nostra ottusità, il proclamare eroi chi fa semplicemente il proprio lavoro, e cantare fuori dai balconi celebrando chi si presenta regolarmente sul posto di lavoro, sarà, probabilmente, il freno al nostro sviluppo perché, presi da noi stessi e dalla simbologia atta ad emozionare le masse, non ci focalizziamo sui problemi reali: un paese che ha bisogno di guardare al futuro in maniera sana. 

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